Come possiamo favorire l’ascolto quale condizione primaria di un processo di crescita e apprendimento? Come invogliare gli adolescenti ad esprimersi e a raccontarsi contattando la loro immaginazione e fantasia? Come promuovere un pensiero critico sui prodotti audio-visivi e narrativi che i ragazzi incontrano quotidianamente?
Queste sono alcune delle domande che hanno guidato i cinque incontri di laboratorio “Storie di Suono: raccontarsi attraverso il suono” condotto da Marco Stefanelli, giornalista e autore radiofonico indipendente presso una Scuola di Formazione Professionale del III Municipio di Roma tra novembre e dicembre 2022.
Il presupposto su cui si è mosso l’intervento è dunque la narrazione come strumento capace di generare nuove forme di conoscenza di sé e degli altri e di promuovere dunque processi di cambiamento.
Ogni incontro è stato dedicato all’approfondimento di una specifica tecnica o di uno specifico formato di produzione sonora utile al racconto.
Nel primo incontro, abbiamo presentato un’introduzione generale all’uso di suono, musica e voce per la produzione sonora.
Abbiamo scelto di far ascoltare agli studenti il primo episodio del documentario radiofonico “Nu poc’e me: io, Napoli e la scena neomelodica” di Anna Raimondo, un lavoro allo stesso tempo intimo e “antropologico” dai toni ironici (che potete ascoltare Qui).
Nel secondo incontro abbiamo affrontato il tema dell’intervista come strumento di conoscenza dell’altro. Gli studenti si sono quindi intervistati a coppie a partire da una riattualizzazione del famoso questionario di Proust. L’ascolto proposto è stato un episodio del podcast “Io ero il Milanese” di e con Mauro Pescio. Un’intervista rara e cruda che racconta la storia di un rapinatore condannato a 57 anni di carcere, poi liberato grazie ad un’improvvisa svolta, che potete ascoltare qui.
Nel terzo incontro siamo usciti fuori dalla classe e abbiamo lavorato sulle passeggiate sonore e il racconto audio nello spazio pubblico. L’ascolto proposto è stato “Ti racconterò di me” di Marco Stefanelli, una ricerca sonora sul mondo dell’adolescenza dalla prospettiva di quattordici ragazze da ascoltare preferibilmente su una panchina di una piazza.
Il penultimo incontro è stato dedicato all’utilizzo del suono e dei rumori per raccontare una storia. Abbiamo introdotto i ragazzi alla “rivoluzione” che i poeti futuristi fecero all’inizio del ventesimo secolo destrutturando la parola dal suo significato, trasformandola in puro suono capace di evocare e provocare.
L’ascolto, che tra l’altro ha riscosso più successo tra i giovani partecipanti del laboratorio, è stato “Happy Birthday Darling” di Dmitry Nikolaev, un dramma epico pieno di azione, con una vivace colonna sonora musicale, eppure senza l’uso di parole.
Infine, il quinto e ultimo incontro si è concentrato sul formato della fiction e della “fantasia all’ascolto”. Come esempio di lavoro sonoro che ruota su queste dimensioni è stato scelto di
ascoltare “Beaux Jeunes Monstres” del Collectif Wow, la storia di William, un ragazzino affetto da paralisi cerebrale. Una parola per chi non ce l’ha. Qui per ascoltare.
Va sottolineato come il percorso laboratoriale mirava, attraverso le attività proposte, ad un empowerment delle competenze individuali e del gruppo classe: la richiesta di elaborazione di un pensiero critico sui lavori audio di volta in volta ascoltati, la creazione di gruppi di lavoro ognuno con specifici compiti e consegne, o ancora l’utilizzo di registratori audio professionali per la produzione degli output richiesti, sono tutte attività che si proponevano il raggiungimento di questo obiettivo generale.
Nell’insieme il gruppo classe ha mostrato curiosità e interesse per il linguaggio sonoro, per i lavori ascoltati e per i feedback che venivano loro richiesti.
Nello specifico è stato possibile notare un interesse maggiore della classe per quelle attività capaci di mettere in risalto l’aspetto immaginifico e giocoso del mezzo audio: sonorizzare l’ambiente scolastico dando forma ai rumori che circondano la scuola; reinterpretare discorsi di personaggi pubblici ponendo attenzione alle pause, al tono di voce usato e sviluppando così le proprie abilità interpretative e di public speaking; ascoltare storie fantastiche create solo attraverso i suoni della realtà; documentari sulla condivisione delle difficoltà adolescenziali e sul rapporto con la propria famiglia.